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Il Faust (parte 2)


Atto Primo
Ridente contrada: è passato uno spazio di tempo indeterminabile. Faust si ridesta in mezzo alla natura serena e ridente. Sul tormento si posa la natura ristoratrice e rinasce a nuova vita, dimentica il passato. La voglia e la gioia di vivere lo salvano dal rimorso. Tutti vogliono fargli dimenticare quanto è successo. Cambia la sua visione della vita, non si slancia più verso l'infinito, ma accetta i limiti del reale, del finito, della conoscenza. L'uomo, pur aspirando al divino, deve limitarsi a goderne quanto di esso si manifesta in terra e vivere ed agire entro i limiti concessi all'umana natura.
Palazzo imperiale, sala del trono: Goethe giudica il mondo di corte con ironia, i suoi difetti, il suo falso splendore, le sue debolezze, senza che il rispetto per l'autorità venga meno. Mefistofele prende il posto del buffone.
Gran salone: mascherata di carnevale a corte, non ha un significato particolare, ma ha solo lo scopo di divertire. Faust appare vestito da Pluto, il dio della ricchezza come mezzo di creazione e attività umana, e Mefistofele da Avarizia. L'imperatore è vestito da Pan. Faust fa sgorgare un fiume d'oro dalla sua cassa, la barba dell'imperatore prende fuoco, Faust e Mefistofele dominano le fiamme e appaiono come salvatori.
Giardino di svago: con le sue arti magiche, Faust si è guadagnato i favori dell'imperatore. Grazie a lui i debiti dell'impero vengono salvati e si produce carta moneta.
Galleria oscura: è la prima delle tre scene che culmineranno con l'invocazione di Elena. Elena si trova in un mondo che non è quello di Mefistofele perché quest'evocazione non dipende dalla magia. Lei è l'idea della pura bellezza e risiede in un mondo al di fuori di quello di Mefistofele, presso le Madri. Elena sarà colei che apre a Faust un nuovo mondo e lo avvia verso una nuova esperienza ed in essa lo accompagnerà. Goethe considera il loro amore come un amore altissimo, nel quale anima e sensi formano un'unità inscindibile. Le Madri ® la forma originaria e primitiva di ogni forma vivente (mito creato da Goethe).
L'imperatore vuole che Faust invochi Elena e Paride, ma deve scendere dalle Madri e Mefistofele gli dà la chiave. La sua impresa è vera e grande magia, non di formule, ma di volontà d'animo. Entra in un mondo fuori del tempo, il mondo dell'assoluto. Ritorna diverso, ha inizio qui il suo viaggio verso il divino mondo della bellezza, che finirà con la morte di Elena.
Sale riccamente illuminate: intermezzo. Mentre Faust è dalle Madri, Mefistofele opera miracolose guarigioni.
Sala dei cavalieri: Faust torna, appaiono sul palco Elena e Paride. Frivoli commenti della folla egli vuole Elena, ma per poter arrivare a questa bellezza, dovrà compiere la lunga educazione estetica in Grecia. Nel suo rapimento, dimentica che tra il mondo della magia e quello della realtà esiste un abisso invalicabile, si illude di poter dominare con la chiave entrambi i mondi. Ma è un errore perché confonde il mondo degli spiriti con quello terreno. Faust nel voler difendere Elena dal ratto di Paride e nel volerla fare sua, viola questa legge. La catastrofe è inevitabile.

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